Profezia indiscutibile: nel 2.200 l’uomo vivrà nei Boschi

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Angelo D´Angelo

Barese di origini, adottato dal mondo, rinato nel Bosco… Da sempre ho amato la Natura di quell’amore viscerale che non ti sai spiegare. Perché la Natura può essere un’esperienza concreta da vivere…

Nel 2.200 la maggior parte della popolazione mondiale vivrà nei boschi, a stretto contatto con la Natura. Come avverrà? Come si vivrà? Sarà un progresso o un regresso? 

A queste domande proverò a rispondere con la mia profezia. Una cosa è certa: questa profezia non è discutibile. Nessuno (con le conoscenze scientifiche attuali) può vivere così a lungo da poter vedere se si sarà verificata o meno.

Dunque, lascio ai posteri questo compito.

Perché l’uomo tornerà in Natura?

La vita nei boschi non è una novità per la razza umana. Fin dalle sue origini, l’uomo ha sempre vissuto nelle foreste selvagge, in armonia con i ritmi e i cicli della vita.

E possiamo tranquillamente affermare che la vita in città non è che una breve parentesi in tutta la storia dell’umanità: gli ultimi 10mila circa in confronto ai 200mila anni dalla comparsa dell’Homo sapiens.

Cosa ha spinto l’uomo a isolarsi nelle attuali prigioni di cemento? Certamente il passaggio dal bosco alla città non è avvenuto dalla sera alla mattina ma è stato un processo lento e graduale.

A mio avviso, comodità e sicurezza hanno giocato un ruolo fondamentale. Con la scoperta dell’agricoltura, l’uomo ha sperimentato che vivere senza spostarsi era certamente più comodo.

Avendo bisogno di grandi zone senza alberi per coltivare, piano piano si è spostato prima in piccole radure e poi in spazi sempre più grandi e lontani dal bosco.

Nei nuovi insediamenti, ha dovuto sostituire la protezione e il rifugio che offrivano le caverne con ripari, via via più elaborati, sino ad arrivare alle cassaforti tecnologiche in cui viviamo oggi.

In questo processo, ha dovuto gradualmente rinunciare al legame spirituale e viscerale con la Natura.

Così, le abitudini di ogni giorno a contatto con alberi e piante si sono trasformate in riti che ricordavano quelle abitudini.

Poi ha sostituito i riti naturali con riti religiosi celebrati in templi con colonne di marmo invece che in templi con colonne viventi: gli alberi.

Ed è proprio la mancanza di queste abitudini e riti che manca all’uomo moderno che, sbandato, sta distruggendo la sua madre che non riconosce più come tale.

Ma non tutti gli uomini hanno dimenticato la propria madre (mi riferisco a Madre Terra) e queste persone risvegliate iniziano a sentire un certo fastidio nella vita in città. 

Sentono che manca qualcosa di profondo nella loro vita e si aprono a nuove esperienze di contatto con la Natura e con sé stessi.

Saranno questi uomini e donne, persone con una sensibilità diversa, a innescare l’inversione di rotta che riporterà l’uomo nei boschi.

Il ritorno è già iniziato (ecco i segni)

Sono innumerevoli i movimenti di persone che vogliono tornare ad un contatto profondo con la Natura. Dagli anni ’90 questi movimenti stanno prendendo sempre più piede.

C’è chi frequenta la Natura per fare trekking e trovare nel cammino una strada per smuovere qualcosa a livello interiore.

C’è chi frequenta la Natura per studiarla e trovare nella scoperta scientifica la meraviglia dello stupore.

C’è chi va in Natura per fare sport estremi e trovare nella sfida con sé stessi la misura del proprio essere.

C’è chi va in Natura per giocare e riscoprire nel proprio bambino interiore la parte più giocosa e spensierata della vita.

C’è chi va in Natura a educare le nuove generazioni per risvegliare la gratitudine per un dono così prezioso.

C’è chi va in Natura per meditare e riscoprire una dimensione di vera pace e armonia.

C’è chi va in Natura per evolvere con l’aiuto degli alberi e farsi avvolgere dal mistero senza risposta dell’esistere “qui ed ora”.

Tutti questi sono segni di un risveglio, già iniziato, che si esprime innanzitutto nella ricerca di pace, serenità, calma, armonia.

Paradossalmente, a risvegliare le coscienze, sono stati proprio stati d’animo opposti: stress, ansia, frustrazione e depressione, situazioni che pullulano facilmente nella vita frenetica della città.

Il ritorno nei boschi non cancellerà l’evoluzione tecnologica

Tornare nei boschi non vuol dire tornare ad essere primitivi, ma primordiali, cioè tornare all’essenza della realtà.

Dal mio punto di vista, l’uomo non tornerà nelle caverne vestendo pellicce e usando la clava. Sarebbe insensato cancellare 10mila anni di tecnologia che ha portato grandi benefici nella vita dell’uomo.

Non ultimo, la possibilità di uscire dalla condizione di mera sopravvivenza e, grazie ad attività “inutili”, esplorare i confini della propria consapevolezza.

La sfida che aspetta noi, ma ancor di più i nostri figli, nipoti e bisnipoti, è quella di saper discernere tra tutti gli usi della tecnologia, quelli che saranno in linea con il nostro nuovo modo di vivere a contatto con la Natura.

E in questo senso, già diversi ecovillaggi oggi stanno sperimentando, ad esempio, tecnologie rinnovabili per produrre energia elettrica nelle loro abitazioni immerse nel verde, invece di quelle dipendenti da combustibile fossile.

E allora nella mia mente, sorge una visione poetica: la madre che coltiva l’orto davanti la casa nel bosco, il padre che cucina la cena su una cucina alimentata a legna, i figli che giocano con un computer alimentato pedalando (non è fantascienza, hanno addirittura alimentato interi concerti con le bici)

Vita nel bosco, vita felice?

Non è così scontato. Certamente tutta l’evoluzione dell’uomo è spinta, consapevolmente o meno, dal desiderio di felicità. Dunque, anche tornare nei boschi va in questa direzione.

La felicità tuttavia è una condizione interna all’uomo, che dipende non da ciò che accade ma da come reagiamo a ciò che accade. Quindi non è detto che le persone che torneranno in Natura saranno felici. Al contrario, è certo che saranno le persone felici a tornare in Natura.

Certamente la ricerca della felicità sarà più semplice perché in Natura ci sono meno distrazioni rispetto alla città. E poi, il bosco è un vero e proprio alleato evolutivo e sarà contento di aiutare a le persone che hanno deciso di tornare in comunione con Lui a stare bene.

Come avverrà il passaggio epocale?

Non ho tutte le risposte, sia chiaro. Ho avuto il dono di ricevere questa visione e ogni azione della mia vita è tesa a permettere a questa visione di manifestarsi. Per il beneficio di tutti gli esseri viventi.

Le persone che innescheranno il ritorno nel bosco sono già tra noi. Sono quelle persone che hanno a cuore la felicità degli altri.

Sono quelle persone che già si occupano, a vario titolo, di migliorare la vita degli altri, offrendo loro strumenti concreti.

Mi riferisco a: insegnanti di yoga e/o meditazione, maestri spirituali, terapeuti del respiro, esperti di mindfulness, guide ambientali, counselor, esperti di reiki, di riflessologia plantare, medici omeopati, educatori del bosco, massaggiatori shatzu…

…e tutte quelle persone che si occupano di discipline olistiche o simili.

Ma non basta. Queste persone dovranno compiere 2 scelte fondamentali:

  1. essere pronte ad amplificare i risultati del loro operato, portando le persone di cui si prendono cura a svolgere le stesse pratiche ma facendolo in Natura. Chi accoglierà questa sfida, diventerà padrone di un potere immenso di guarigione del corpo e dell’anima (e contemporaneamente di una grande responsabilità);
  2. entrare in connessione con altri operatori olistici (rinunciando ad invidia o attaccamento) e creare un campo energetico capace di smuovere la massa critica necessaria per dare vita a una trasformazione epocale.

Francamente, è da un po’ di tempo che custodivo questa visione. Adesso, ho compreso che è il momento giusto per uscire allo scoperto e dichiararmi.

Se condividi questa mia visione, lavori in campo olistico e sei disposto a compiere le 2 scelte fondamentali, io ti onoro dal più profondo del mio cuore.

Entriamo in contatto e inneschiamo insieme il processo di ritorno in Natura.

Se non Tu, chi lo farà?

Qui, trovi i miei contatti.

2 comments

  1. Noi siamo natura, anche se quella pensante e munita di fantasia e immaginazione e quest’ultima è la parte più terribile perché con la fantasia e l’immaginazione l’umanità riesce a mettere in atto cose terribili.
    Poiché il cambiamento viene dal basso, come diceva Gandhi, Io sono pronta a fare la mia parte così come tu stai facendo la tua 😊.Grazie per il tuo articolo che almeno ci permette di “sognare”.

  2. Io ci sarò! Non so in quale “forma” ma ci sarò e comincio ORA a fare la mia parte per questo grande cambiamento di coscienza e di consapevolezza. La cosa bella è che quando IO acquisisco consapevolezza, tutti gli altri intorno a me ne sono coinvolti! Quando si è in “presenza” si diventa contagiosi, piano piano diventa una valanga che non si può arrestare! Quanto ci vorrà? Il tempo necessario, né più né meno, l’importante è fare la nostra parte! Perché ognuno di noi è una parte fondamentale del processo, e non importa se ne vedremo il compimento oppure no, siamo comunque indispensabili!

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